Gìa spazïando? I Jagelloni, i Piasti,
De la sua terra glorïosa audaceRègi guerrieri, i sospirosi e casti
D'Edwige sua per la corona avìtaGiuramenti, il suo seme invan pugnace
Contro il fiero sognava ìnvido Scita?
Dirlo invero non so. Bene una notteSo che la madre in gran travaglio sôrta
Per l'inclita leggiadra unica prole,
E di nobili folePaventando, al periglio incitatrici,
Lei sovra dotte carte
(Poichè a' libri onde solo si trastullaE al divo amor de la melodic'arte
Sin da bimba solea scender di culla),
Lei tutta a studïar ritrovò intesaD'altra vergine pia la forte impresa,
Che ne l'angla contesaFu a prodi cavalier' mäestra e donna;
Sì che in umile gonna,
Miracol più ch'esempio a dir stupendo,
A Francia parve mallevar feliciL'armi del patrio suol vendicatrici.
Stette la madre, non fe' motto; e in senoSoffocate le trepide paure,
Che già funeste le pingean le scureDegli Apostoli mude e il moscovita
Aguzzin de la ghiaccia dipartita,
Dolce frode pensò, che a più serenoAere il candido fior di sua speranza
Portasse, e a men diseredata stanza.
Correano i dì che tu dal lungo, Italia,
Aspro cimento a magiche fortuneSalivi adulta non che uscir di balia,
Sclamando a Dio: «Le mie terre son une,
Uno il pensiero, l'idïoma, il core;
Sono i figliuoli miei gagliardi e baldi,
Venga chi vuol veder che può l'amore;
Stanno a guardia Vittorio e Garibaldi.»
O giorni invitti! O intrepida poesiDi quel forte voler che doma il Fato,
Onde al novo mandatoStetter popoli e Re muti e sospesi!
Pensate se di Lidia
Pronta avesse vittoriaPregandola a veder l'itala gloria
| |
Jagelloni Piasti Edwige Scita Francia Apostoli Italia Dio Vittorio Garibaldi Fato Lidia
|