Un cor di madre che paventa insidia!
Partirono. E le accolseQuella che d'ogni Bel tesse ghirlanda
Dolcissima Fiorenza,
Quella Fata che tiene in sua reggenzaLegato d'un amor d'invitta sorte
Chiunque a lei per poco il piè rivolse.
Ed oh qual de la Sàrmata gentileScese le vene ad agitar più fonde
Non esorabil fascino sottile!
Eran novo monileA la rapita fantasia le bionde
Collane de' vigneti; e orando forteDa le pinte pareti le Madonne
Giù scendevano a fileA terger pie le gote aride e smorte,
Le gote de la sua mesta Sïonne:
Riscintillar parea luce divinaDa lunge il regno anch'ei d'Edwige bella,
Da quella acceso mattutina stellaChe a la spiaggia latina
Inalbava il fiottar de la marina.
Pur del giulivo incantoAl dolce si mescea non so che oscura
Amarezza profonda, una presàga,
Qual di nordica saga,
Voce ferale: e l'amorosa curaMoriva in suon di pianto
De la vergine sàrmata nel canto:
Ecco, sorride il giorno,
Profuma Primavera
La tiepida atmosfera,
E scherzosetta intornoDe' fior tra i vaghi calici
L'aura movendo va.
Dolce stormir di foglie,
Chiaro specchiar dell'onda,
V'intendo: in questa spondaUn'esule s'accoglie
Discesa da l'Empireo
Transumana beltà.
Eccola: nel rosetoGiace solinga, in riva
Di limpida sorgiva:
E muto il labbro, e quetoAnche il sommesso gemere,
Guazza ne l'acque il piè.
Ma un tratto a sciôr la pienaDel traboccante affetto
Strette le palme al pettoApre del dir la vena,
E una sonante canticaInnalza al Re dei Re.
O non più intesa voceCh'ebbra nel ciel s'india,
O fiotti d'armoniaChe da segreta foce
Potenti all'aura echeggiano
| |
Bel Fiorenza Fata Sàrmata Madonne Sïonne Edwige Primavera Empireo
|