Le lodi del Signor!
Ahi, la divina Isella
Sfatta procombe e plora,
Giace ogni dì a quest'oraPer morta la donzella,
Sol la dimane a battereTorna col canto il cor.
Ma un dì che già consenteAmbo le palme al core,
Bello come un Amore
Vede un puttin piangente,
L'ode segreto piangereL'Eliso che il cacciò.
«O poverin, che hai?»
«Per consolarti, Isella,
La voce mia sì bellaDi darti Iddio pregai:
Venne l'ora di chiederla,
Non n'ebbi cor, me n' vo.»
«Ah torna, o caro, ah tornaDe la tua patria ai lidi,
Non vo' che per me sfidiLassù Chi vi soggiorna:
Ma di': Come fo a rendertiLa voce tua gentil?»
«Canta» - il fanciul rispose,
E la gentile Isella
Cantando, la sua bellaVoce in sen gli ripose:
Per sè contenta a renderePolve a la polve umìl.
Se non che, sciolto il voloLa nota appena avea,
Che il corpo, bianca idea,
Lasciò col bimbo il suolo,
Salse nel Ciel settemplice,
E non fu visto più.
Lidia così sul suo lïuto. Ahi quantoFiamma nel petto giovanil più viva
Rincalorìa la divaDei gran giorni magnanima follia!
«O madre, o madre mia!
Mira - diceva - glorïoso mantoChe dagli omeri stanchi Italia ostende:
Perchè, perchè le consacrate bende,
Perchè ancora contendeEuropa esosa a la mia patria il serto?
Forse minor fu mertoIn cotante battaglie il sangue a rivi
Sparger coi morti e non mercare ai vivi?
Forse insania è la fè? Lascia, deh lasciaChe d'un mondo l'ambascia
Versi in petto a cotal che Imperii annullaUn labbro di fanciulla;
Non io dirò come quell'avo mio:
Francia è lontana, e troppo in alto è Iddio.»
E nova croce a la seguace madre
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