O poverina! Al visoSomigli damigella;
Ma nella melma intrisoDice il piè scalzo de la via l'ancella.
Quel piedin che basisceNudo a' prossimi geli,
Non lo scalda e lenisceTutta l'onda che va da Staffa a Delhi.24
E se l'irta granataLa man tremula tange,
Tutte le glorie sfataChe levano il romor da Cosve al Gange.25
LETIZIA IN POVERTÀ
LETIZIA IN POVERTÀ
LETIZIA IN POVERTÀ
Con l'erme scaturiginiSceso di par da l'alto,
De lo scosceso Frìuli
Fiore natìo, che il saltoDài ne' profondi gurgiti
D'inesplorato mar,
Del cittadino vivereIn questa perfid'onda
Tutta seccagne e vortici,
Che dove è più profondaE più d'insidie artefice
Più lusinghiera appar,
Te perigliando a scendereVêr l'inclita laguna
Col fardelletto a l'omeroVergin rubesta e bruna
Non mulïebre genioDesïosa tentò,
Ma da le vette impervieColme d'intatta neve
Arditamente a volgereIl piè securo e breve
Un tenace propositoImpavida spronò.
Che se gioconde a l'Adria
Da l'Alpe tua feliciD'almi vitigni in giolito
Calano le pendici,
Sovra gl'ignudi verticiMuta infeconda sta
L'egra, non esorabileInopia, immoto il ciglio,
Che invan le rupi interrogaE nel sudato esiglio
Nè un tardo pan dividereAl dente avido sa.
Però, come la rondinePrima del verno infido
Saluta il clivo memoreE lo sbattuto nido,
L'ali distende, e intrepidaSi crede a l'aure in sen,
Tale sui noti liminiDel nativo casale,
I rozzi panni al cingoloRaccolti, hai detto: «Vale!»
O montanina amazzone,
Ad ogni usato ben.
De la tua mamma al tumuloChe visitar solevi,
De le tue roccie ai rivoli,
Del padre a l'ire brevi,
A le tonanti apostrofi,
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Staffa Delhi Cosve Gange Frìuli Adria Alpe
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