Sentendo il graffio de' legni nemici,
E su cozzarvi il Franco e l'Alemanno,
Maledicesti!
E lo scongiuro invidïando al vateChe scosse un giorno Capraja e Gorgona,
Te promettesti a la tua schiatta ignavaUltimo esizio!
L'ira tua forse ratteneva il Duce
Ch'alta mostrando a lo stranier la fronte,
Te dal Monviso sino al salso fluttoVolea d'Italia.
Ma quanto ahi quanto, non che il segno, il nomePatrio aspettasti! Oh novo dì solenne,
Che passò un vecchio capitan di prodiCol tricolore!
Passò, disparve: e a te di rei ferramiContro Venezia imperturbata il carco
Impose a te, retrorso invan muggente,
L'austriaca rabbia.
O giorni, o stanche in meditar vendettaDi sonno ignare ascose notti! O albori,
Quando, in su l'arme, ancor di te si bevve,
Dopo dieci anni!
Ahi vitupero! E ancor tornò de l'armeVana la prova; e di gittate in dono
Spoglie, non tu non tu letizia, o Padre,
Sdegno fremesti.
L'Iddio pelasgo ti sovvenne: i sacriOdii pensasti, in sacramento a' figli
Da non placata insino al quarto semeIra promessi;
E a te medesmo la giurata fedeTenesti. O turbe misere, o crollanti
Misere case, e del sovverso larePugnaci avanzi!
Come solea micidïale il ferroE suol dal labbro non funesta meno
L'Italo eslege del fratello in coreVibrar la punta,
Cozzan così ne l'acque infami a garaL'un contro l'altro i ruderi, e il divelto
Arbore il vivo arïetando, scàvagliDa' piè la fossa.
Pallide in volto e seminude gli ultimiColmigni ascese periglianti, a l'acque,
Unico ben, contendono le madriL'ultima prole.
Corre la barca su le biade: e dentro
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