Per mille donne una regal magioneEresse gią di Gaza in sulla costa:
«Vostre eran tutte di santa ragione,
E sovra quelle ne avevi ancor una,
La figliuola, vo' dir, del Faraone:
«Ch'io tacerņ de la ricciuta e brunaImperadrice, de la qual se il core
Prezzaste pił, non sņmmi, o la fortuna.
«Sarģa lo schermo, alto Signor, miglioreIncontro al mal che il vostro senno accusa,
Se in alto loco aveste messo Amore.»
Nč tu in alto il mettesti, Ellade, ch'usaA pingere divine idee di donna,
Sbandita hai pur dal gineceo la Musa.
Pericle in casa con la moglie assonnaDa Zantippe non ha Socrate pace;
E ligi li vorresti a cotal gonna?
Fa che di pronta leggiadria sagace,
D'ingenue grazie, di nudrito ingegnoSian le figliuole tue vivida face;
Di gioje Imen, non di molestie pegno;
Ed allo ardor di spiriti sovraniNon fian le Aspasie e le Targelie segno.
Provvederti non sai? Verrą il dimani,
Tristo dimani al tuo loquace seme:
E gią da le sofiste anime inani
Di libertą sparve l'amor: gią premeTe, d'innumeri prodi antica madre,
Roma superba: e labbro non ne geme.
Godi or godi, chč ben ti sta, le squadre,
Postuma Grecia, di tue femminelle,
Onde intesse Lucian storie leggiadre,
Ch'io non so se pił te compianga o quelle.
Č per la mamma scellerata e il damoMusetta in brago; a Bionda il versipelle
Drudo č tormento, a Mģrtale il suo gramoDi navalestro, a Innina il suo bravaccio;
E invan, la meglio, grida a Clinia: Io t'amo!
Ma il piatire che val? Gčttino il laccioA la preda minuta, e son ribalde;
Salgano, e ognun contenderą il legaccio.
O voi davver bėate anime salde,
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