Le figure di Vita per vita erano disegnate, i versi erano scritti da un pezzo, e nondimeno allora soltanto capii d'onde le une e gli altri erano scaturiti; erano scaturiti da un mezzo secolo di buona e fida memoria.
Tornai a pigliar fra mano il Colletta (Storia del Reame di Napoli dal 1734 sino al 1825 del generale Pietro Colletta, Capolago, tip. Elvetica, 1834): un'altra opera che la prima volta lessi, anzi divorai, più di cinquant'anni addietro, non appena era uscita, o piuttosto non appena s'era potuto trafugarla di mezzo alle vigilanze poliziesche; e vidi passarmi sotto gli occhi, così parventi come allora, quelle grandi figure pensose, eroiche e rapite nell'idealità fin sui gradini del patibolo, le quali rendono perpetuamente sacra agli amici del vivere libero, e sopra tutto agli Italiani perpetuamente meditabile, la dolorosa epopea del Novantanove.
Quali insegnamenti! Di quello spavaldo Re di Napoli, di quelle milizie sue che si millantano protettrici di Roma, e dileguano al primo cozzo coi Francesi, non si sa se ridere o se vergognarsi. Liberali, la inclinazione ci tira dietro allo Chapionnet e al Duhesme; Italiani, quando Pescara è loro vilmente consegnata, ci rallegriamo che a consegnarla non sia un Italiano. E così, sempre brancolando tra il desiderio di ordini più civili e il rammarico di doverli accattare dallo straniero, ci sentiamo più libero il fiato quando la fuga del Re vale a legittimare un governo cittadino. O nobili parole quelle che Mario Pagano rivolge ai giovani, invitandoli a dare i proprii nomi alle bandiere della patria!
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