Non dico di impedire il passo così alla cieca a questo esodo, che, in un paese il quale veramente esuberasse di braccia e scarseggiasse di virtù produttiva, potrebbe somigliare alle primavere sacre degli antichi, a quel diffondersi per tutto il mondo mal noto od ignoto, di forti, giovani e fruttuose colonie; ma bisognerebbe prima avere, come dicono, colonizzato all'interno questa nostra terra, ancora in gran parte brulla, e, come vuota che è per gran tratto, d'alberi, di colture e d'abitanti, travagliata ancora troppo dalla mal'aria; bisognerebbe imprestare bensì ad altrui quelle braccia che fossero per sovrabbondarci, e che, se richieste, sarebbero naturalmente accolte con benevolenza, e restituite un dì o l'altro con qualche buon gruzzolo di risparmii e di senno per soprassello: non già vuotare oltre Oceano il sacco di quello che altrui può parere il rifiuto di casa nostra, ed essere come tale sfruttato, bistrattato, vilipeso.
Anni sono, prima che la manìa dell'affarismo europeo avesse invaso anche l'America del Sud e ridottala a quel mal passo in cui si divincola, era un gusto il pensare che laggiù, in paese di stirpe, d'idioma e d'indole affine, molti nostri poveretti potessero rifarsi dalle ingiurie della fortuna, e, seguitando a invidiar sempre cogli occhi del cuore le rive natie, potessero finire per lo più con ritornarvi, cresciuti di esperienza, di laboriosità e di quattrini: ma oggi pur troppo fa peccato il vedere che tanti perfidiano a gittarvisi a corpo perso e non s'accorgono d'andare in bocca a peggior miseria di quella da cui fuggon via; sopratutto rattrista ed offende il sapere che una piaga è ancora viva nella nostra emigrazione, nonostante tutti i cerotti e gli empiastri della legge; dico l'esodo dei fanciulli, al quale il buono e prode Guerzoni aveva, già tanti anni or sono, procurato di metter freno e rimedio.
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Oceano America Sud Guerzoni
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