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      Vi citerò solamente, per restare nell'esempio della pioggia, la figura che il mito indiano riveste in Omero. Qui gli amori d'Agni e di Sarasvatî si disegnano in forme fuor di confronto più plastiche nell'amplesso di Giove e Giunone:
     
      Disse, ed in grembo alla consorte il figlioDi Saturno s'infuse: e l'alma terra
      Di sotto germogliò novelle erbetteE il rugiadoso loto e il fior di croco
      E il giacinto che in alto li reggeaSoffice e folto. Qui corcârsi, e densa
      Li ricopriva una dorata nubeChe lucida piovea molle rugiada.
     
      Questo è veramente parlare ai sensi più che alla fantasia, mostrare in forme vive il fenomeno cosmico, più che non simboleggiarlo soltanto; ma l'imagine ancora non travalica dagli aspetti esteriori delle cose alle impressioni che esse destano nell'anima umana. Voi vedete piovere la nube dorata; non udite la voce delle cose e dei viventi che la salutino benefattrice. Quanto più progredito non è il sentimento delle relazioni fra l'uomo e la natura in Virgilio! Questo precursor vero della modernità s'accorge che nel tacito loro linguaggio le cose non parlano ai sensi soltanto, ma sanno aprirsi dentro agli umani petti una via fino all'intima fibra del cuore. Altri stia contento a rallegrarsi con Omero del rinverdir dell'erbette novelle e dello spuntar dei fiori sotto lo spruzzo benigno della pioggia; egli, Virgilio, sente l'alito nuovo che questo ringiovanimento del creato infonde ad ogni essere che vive, e saluta un nuovo fiorire di domestica tenerezza in quella gentile famigliuola degli uccelli, che, dopo una scossa di pioggia, godono di rivedere i dolci nidi e i piccioli nati:


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L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





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