«Preso in sè medesimo e idealmente, il monastero, e sopratutto il chiostro femminile, poichè la donna è nella nostra società quella che soffre di più, e poichè nell'esilio monacale c'è una sorta di protestazione, il chiostro ha innegabilmente una certa maestà.
«Noi siamo di quelli che credono alla meschinità delle orazioni, e alla sublimità della preghiera. - Quanto ai modi di pregare, tutti sono buoni, purchè sinceri: pigliate pure in mano il libro a rovescio, ma rivolgetevi all'Infinito.» (Victor Hugo, Les Misérables, Paris, Pagnerre, 1862, Lib. VII, 3 a 7).
E sopratutto - se mi è lecito aggiungere umilissimamente una parola - pregate in quel modo che non falla: facendo del bene.
PRO PATRIA
V'è fra i miei ricordi d'infanzia una specie d'interno alla fiamminga, assai caratteristico: la casa maritale di una mia zia materna, sposata a un fiore di galantuomo, la più timorata coscienza che si potesse imaginare, ma un medaglione de' più ortodossi ed autentici. Non una vecchia consuetudine, non una pratica pia, che in casa sua fossero trasandate. Basti che prima di veder comparire la zuppiera in tavola, s'era certi di veder girare la brocca e la catinella, come nelle Novelle del Cinquecento; e che ogni pasto incominciava, manco a dirlo, col Benedicite, recitato dal capo di casa e interpolato dagli Amen dei commensali. Con tutto questo il maestro delle signorine e del signorino (che studiava in casa, dopo la disgrazia del fratel maggiore, morto di cordoglio per una ingiustizia subita al Liceo), era un avanzo del Ventuno, di cui ho ancora davanti agli occhi la faccia bruna e la grigia criniera.
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