Due adolescenti, si può dire due fanciulli, Boleslao Downarowicz e Casimiro Giczdowin, sono del numero.»
28 luglio. «Nel Palatinato di Kalisch le castella sono saccheggiate, i proprietarii (e qui segue una lunga lista di nomi proprii), uomini e donne, fustigati, e condotti, carichi di catene, a Varsavia».
30 luglio. «A Varsavia la tortura è ristabilita negli interrogatorii. Il curato Ignazio Kaczorowski, sessagenario e infermiccio, è condannato alle compagnie di disciplina. Nel Palatinato di Plock, si va per arrestare Carlo Uczardowski. Non lo si trova; si piglia in sua vece il figliuolo di quindici anni.»
6 settembre. «Crudeltà inaudite commettonsi nel Palatinato di Plock e in tutta quanta la Lituania.» E qui vi risparmio, gentili Donne, la eterna litania di spogliazioni, di flagellazioni, di stupri, di assassinii. Tra le flagellate sulle carni ignude sono due signore Lambrzycki, madre e figlia, per avere interceduto in pro di un vecchio prete, recatosi nella loro casa ad assistere un infermo; il prete, tratto fuori a forza, è fucilato.
«Oramai - scrive il Vaterland in data del 24 settembre - quasi nessuna proprietà di qualche importanza ha più padrone. I più sono in carcere, gli altri, o morti, o combattono ancora. Tutti gli edifizii demoliti; le messi che non furono calpeste, attendono invano chi le raccolga, e possono considerarsi come perdute.»
Tristo a dirsi: le moltitudini abbandonate nell'ombre profonde dell'ignoranza, a nessuna idea generosa educate (chè la devozione cieca e servile ad un uomo, fatto idolo o iddio, vale a imbestialire, non a educare), sono materia grezza nelle mani di coloro che le governano: è a questi che la imputabilità risale.
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