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      E che micidiali erano, che assassini, che Furie cariche di delitti, costoro, contro i quali s'incrudeliva così snaturatamente? Ve lo dica il Wiedomosti di Pietroburgo del 13 giugno 1863.
      «Vidi jeri - scrive a quel giornale russo il suo corrispondente - vidi jeri un ufficiale dei nostri che era stato fatto prigioniero. Il capo dei banditi lo trattò colla più squisita cortesia. Gli si lasciarono abiti e danaro intatti; non gli furono tolte che le armi.» E l'Invalido russo del 19 maggio, dopo avere descritto la fazione d'armi in cui Narbutt, il capo della insurrezione in Lituania, fu ucciso, continuava così: «Ucciso Narbutt, gl'insorti ch'erano sopravissuti si dispersero. Non è possibile farsi un'idea della loro esaltazione durante la lotta. Ciascun d'essi marciava intrepidamente alla morte, e pareva aspettare la palla che lo colpisse... Il dimani, arrivarono sul campo di battaglia parecchie signore polacche, velate e vestite a bruno. C'erano in mezzo ad esse due sorelle di Narbutt; queste ultime venivano a reclamare il cadavere del loro fratello. La più giovane non potendo signoreggiare il proprio dolore, si mise a piangere; la maggiore cercava di calmarla dicendole: "Non ti vergogni di piangere davanti ai Russi?" Uno di noi domandò ad una signora: "Voi pure probabilmente avevate un fratello qui?" - "Sono miei fratelli - essa rispose - tutti coloro che combattono per la Polonia." S'occuparono in seguito a medicare i feriti e a seppellire i morti. Il corpo di Narbutt non potè essere loro consegnato.


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L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





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