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Ah, se è delitto amare la patria, se è misfatto morire per essa, certo non v'ebbe nazione mai, non v'ebbero mai donne più ree della nazione e delle donne polacche. Già sui primordii della campagna la Gazzetta Austriaca (citata dal Journal des Débats del 17 marzo) aveva raccolto queste notizie: «Si vedono molte donne nel campo di Radom, vestite da soldati, e che partecipano alla guerra. Molte famiglie che si erano rifugiate in Galizia sul principio dei torbidi, sono rientrate in Polonia e si sono fatte inscrivere nel ruolo degl'insorti. Si cita fra altre una famiglia che s'è arruolata intera: padre, madre, un figlio, due figliuole.» E la Gazzetta di Breslavia del 2, descrivendo la infausta fazione d'armi del 27 febbrajo presso Lodz, scriveva: «Pochi giorni innanzi, trecento falciatori e duecento uomini di fanteria e di cavalleria, armati e muniti bene, erano passati per la città di Lodz. Si notò in particolare un giovane e bel soldato, e si seppe che era una donna, la signora di Michalski, di ventitre anni, madre di due bambini. Piantarono il campo presso Lodz, ma furono traditi da dei contadini. Sorpresi nel momento del cibo, e riconosciuta l'impossibilità di difendersi, offersero la resa. Gli ufficiali volevano in effetto limitarsi a farli prigionieri, ma i Cosacchi incominciarono senz'altro l'eccidio. Allora i Polacchi vendettero eroicamente cara la propria vita, e la signora de Michalski uccise essa sola parecchi Cosacchi. Presa alla fine, ancora che riconosciuta per donna, fu massacrata.
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