» Dalla Presse di Vienna (Journal des Débats dell'11 luglio) raccolgo quest'altro episodio: «Una povera madre aveva perduto due figli nelle file degli insorti. L'ultimo, ancora adolescente, abbandona in segreto la casa, e corre sotto le bandiere. Il Commissario del Governo Nazionale lo fa ricondurre sotto buona scorta alla madre; ma costei, cingendogli ella stessa la spada: "Va - dice - figliuol mio, e vendica i tuoi fratelli e la tua patria!"» «In una fattoria del convento delle Felicine - leggesi nella Gazzetta tedesca del Nord (Journal des Débats dell' 11 ottobre) - fu arrestata una donna che agiva come Capo della squadra di messaggiere del Governo rivoluzionario. Dalle carte trovatele indosso, apparisce che il preteso Governo Nazionale aveva ordita tutta una rete di agenti muliebri.» Supponendo che la mia eroina partecipasse ad una fazione campale, non ho fatto, dunque, se non valermi di una libertà permessa al poeta, anzi, secondo il Vico, caratteristica di ogni poesia: quella di attribuire ad un solo personaggio geste non imaginarie, ma che, a rigore, andrebbero scompartite sovra parecchi.
Se tali le donne, quali gli uomini! Delle quattrocento o cinquecento esecuzioni capitali, obbrobrio di una campagna di guerra, e spettacolo ciascuna di eroismo pari al martirio, voglio citarvene una sola, descritta dall'Invalido russo del 25 settembre. È quella perpetrata a Szawle, in Lituania, in persona di Kwiatowski e di Bragulis. «Il primo - dice l'Invalido - aveva vent'anni, era figlio di un possidente; l'altro, un contadino.
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