Io mi contenterò d'un piccolo vanto, della mia fedeltà alla etnografia, giurandovi che le foggie della mia Ghita sono tolte fedelissimamente da un corredo autentico di vesti valtellinesi. Se in qualche umile villaggio, nascosto dentro a una piega delle nostre prealpi, batte un coricino amoroso di fanciulla sotto a vesti non dissimili da quelle della mia Ghita, auguro a lei come a costei un avvenire che faccia somigliare i suoi giorni alle limpide acque d'un ruscello, scendenti quete, melodiose e benefiche, ad allietare ed a fecondare il domestico frutteto.
SUL FREDDO LASTRICO
Non so luogo dove il problema della miseria si affacci più terribile che in una città la quale può essere proclamata senza iperbole la capitale della ricchezza: in quella immensa Londra, che, nuova Cartagine, è il più grande emporio dei prodotti del mondo intero, e che su gran parte del mondo, collo sterminato Impero indiano e cogli infiniti tentacoli delle colonie, stende la più vasta delle dominazioni. Il popolo britanno, un popolo di trentotto milioni d'anime, a comprendervi intorno a cinque milioni d'Irlandesi, per la massima parte dissenzienti, ne ha dieci volte tanti sotto il suo governo o il suo patronato; e questi trecento ottantun milioni d'uomini occupano più di ventinove milioni di chilometri quadrati, in Europa, in Asia, in Africa, in America, in Australia, in Oceania. Il rule Britannia the waves non è vanteria, ma verità. Trentasettemila navi mercantili solcano tutti i mari drappellando la sua bandiera; più di dieci miliardi e mezzo di prodotti, senza contare i metalli preziosi, entrano ne' suoi porti ogni anno; Londra sola apre a questo cumulo immenso tali bacini, in ciascuno dei quali cinque a seicento navi stanziano insieme ad un tratto; tali magazzini, dove tutto il loro carico, grani, vini, tabacchi, merci d'ogni sorta, trova sicuro ricovero e perfetta collocazione.
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