Lo stesso quadro ha dipinto il Gautier; dieci anni dopo lo ridipinge il Simonin cogli stessi colori; e venti e trent'altri anni no 'l mutano. (Cf. Labour and Life of the people, London, edited by Charles Booth, 3 vol., Londra, Williams and Norgate, 1891; Julien Decrais, L'Angleterre contemporaine, Notes et récits, Paris, Calmann Lévy, 1893).
Nel quartiere orientale di Londra, che novera, secondo le cifre raccolte dal Booth, 908,000 anime, più di un terzo della popolazione è poverissima; 17,000, ospiti de' Workhouses (Ricoveri di mendicità), d'Asili, di Nosocomii; 11,000, vagabondi; 100,000, in lotta continua con le estreme necessità della vita; 74,000 incerti, per lo più, del bisognevole: gli altri 129,000, provvisti di un salario abbastanza sicuro, ma scarsissimo sempre. Anche attribuendo agli altri quartieri della capitale un terzo meno di poveri che non all'East End, sono 991,000 creature umane, quelle la cui sussistenza è un perpetuo problema: tanto è dire il quarto, o poco meno, della intiera popolazione londinese; la quale, secondo gli ultimi ragguagli (anno 1891), si fa ascendere a circa quattro milioni e duecentomila anime. «L'Inglese - scrive il Decrais, osservatore diligente e assai ponderato - l'Inglese non suol fare l'elemosina per la strada; egli è membro di tre o quattro Istituti di beneficenza, dà il suo contributo liberalmente, e non ricusa d'accrescerlo quando il verno corra rigoroso, o la Presidenza del suo Sodalizio gli denunzii un aumento inquietante nel numero dei poveri.
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