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      Non so poi se di proposito o a caso, la stessa valente artista ha dipinto un altro quadro. La scena è in tutt'altra parte del mondo; la luna grande e chiara profila sul cielo nitido certe rovine colossali; tra i fusti di colonne spezzate grandeggiano gli enormi gradini di una scalinata senza fine, alla Piranesi; ma non c'è anima d'uomo che li percorra; a salire ed a scendere sono soli certi ospiti notturni, che manda il deserto: leoni e leonesse,
     
      Con la test'alta e con rabbiosa fame,
     
      vaganti attraverso quella che un giorno fu Tebe.
      Non so, torno a dire, se intenzione ci sia stata, anzi non credo. Ma l'erudimini, anche a non volerlo, balza fuori da sè, e tornano a mente le parole della Scrittura:
      «Urlate, navi di Tarsis, perciocchè la vostra fortezza è stata guasta.
      «Prendi la cetera, va attorno alla città, o meretrice dimenticata: sona pur bene, canta pur forte, acciocchè altri si ricordi di te.
      «Ecco il Signore vuota il paese e lo diserta, e ne guasta la faccia, e ne disperge gli abitatori.
      «E 'l sacerdote sarà come il popolo, il padrone come il servo, la padrona come la serva, chi compera come chi vende, chi presta come chi prende in presto, chi dà ad usura come chi prende ad usura.
      «Il paese sarà del tutto vuotato, e del tutto predato; perciocchè il Signore ha pronunziato questa parola.
      «La terra fa cordoglio ed è scaduta: il mondo langue, ed è scaduto: i più eccelsi del popolo del paese languiscono.
      «E la terra è stata contaminata sotto i suoi abitatori; perciocchè hanno trasgredite le leggi, hanno mutati gli statuti, hanno rotto il patto eterno.


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L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





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