Questa è da S. Lorenzo, del 20 dicembre '57, e promette un'altra di quelle care Novelle, dove il Friuli lo troverete vivo vivente, con le sue belle e forti contadine, co' suoi animosi garzoni, coll'aere aperto e fresco delle sue prealpi, con l'ampia distesa della sua pianura, co' suoi agresti profumi di salvia, di luisa e di saluberrimo timo. Bisogna sapere che proprio a' giorni in cui sul Crepuscolo era piombato l'interdetto austriaco, capitò al Tenca, come una provvidenza, la Schiarnete della Percoto; una storia d'amori villerecci, non senza un certo lontano sentore di frutto proibito, che aiutò, col mio Heine, a tirare innanzi, dicendone, dopo tutto, di più grosse di prima. La Novella era piaciuta, e la Percoto ne promette nella lettera un'altra:
«Bravo Tenca! Dirmi che avrò alcune righe di vostro per ogni settimana finchè venga la Novella?... Ma allora, per procurarmi l'adempimento di così dolce minaccia, io tirerò in lungo Dio lo sa quanto, e sarò tentata a farvi la tela di madonna Penelope. - Quel fogliolino messo lì nel Crepuscolo, che mi dice che vi ricordate di me, che mi porta i vostri pensieri, i vostri saluti, sapete voi quanto mi è caro? Quando capita il giornale, e, prima di tagliarne le carte, lo guardo di contro al lume e ce lo vedo per entro, se sapeste come mi metto in allegria! Per capire tutto il piacere che provo, bisognerebbe proprio che foste una donna. - Or dunque, la Novella io l'ho cominciata; - ogni sera, terminate le mie prosaiche faccende, invece d'andare a letto, mi metto al tavolino - e le foglioline bisogna bene mandarmele, ma come premio alla mia buona volontà, e perchè mi tengano viva l'anima.
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