«Vi ringrazio che siete stato dal F. Quand'è come voi dite, sarà facile che la mia Novella egli non l'abbia neanche letta. Dopo l'avventura toccata al Nievo, può darsi che non fosse stampabile - ma già ci deve pensar egli. In tutti i casi, un po' di prigione a Milano, non sarebbe mica una gran disgrazia. In questi felicissimi tempi di clemenza, dovrebbero trattar bene, e poi voi verreste a farmi qualche visita... quasi quasi me ne viene il desiderio, non foss'altro per abbandonare un po' questa mia basse cour, che voi avete il coraggio d'invidiarmi. - Vi accompagno due tradizioni friulane, che, se le date alla Ricamatrice, mi raccomando a voi per le bozze di stampa, perchè bisognerà mettere anche la parte in dialetto, mentre Nicolò Tommaseo dice ch'io lo scrivo atticamente!! Se volete, potrebb'essere un giudizio da orbo, ma io rispetto la sua autorità, e ho le mie buone ragioni per persuadermi del contrario...
«Intanto ricambio la vostra affettuosa stretta di mano, e addio di cuore.
«Caterina Percoto.»
Inutile ch'io chieda venia della digressione. Parlar di Friuli senza far motto de' suoi due genii tutelari, questa cara signora e il nostro indimenticabile Dall'Ongaro, io non lo avrei saputo per alcun modo. E tocca a loro a rinfrescarvi un po' l'imagine della forte loro terra natia. Fortuna anzi vuole che s'incontrino a dipingere per me anche la partenza e il ritorno della mia Nannetta:
«...Col suo fardello in testa, ella partiva mattutina alla volta di Cividale. Teneva la via più corta, cioè i viottoli che a traverso i prati e le colline mettono sulla sponda del Nadisone, presso il villaggio di Premariacco.
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