Le antiche arginature etrusche si prolungarono lungo l'alveo del Po; gią Lucano le descrive. L'Insubria, gią vastamente irrigua (ob aquae copiam, milii feracissima, Strab.), si coperse di ubertosi poderi... ebbe leggi, famiglie, municipii, strade, ponti, acquedotti, magnifici templi, delizie d'acque e di fontane, teatri, librerie pubbliche, grandi scuole ove imparņ un Virgilio. Nč questo č il solo dei grandi Latini che nacque tra il Po e le Alpi; ma Catullo, Cecilio, Tito Livio, Cornelio, i due Plinii... Č un dolce e caro orgoglio quello d'incontrare negli scritti ammirati dai secoli, i nomi dei nostri fiumi e dei nostri laghi...»
Ed io vorrei seguitare a concedervi, Lettrici gentili, la sonante prosa del mio grande maestro; ma lo spazio mi manca; e da necessitą costretto, mi conviene stringere i nodi. L'invadente conquista romana divorņ sč stessa; dopo il 200 dell'źra nostra - attingo ancora questa sentenza al Cattaneo - l'arte di regnare in Roma fu quella sola di trar denaro dagli inermi per saziare gli armati. Trascinati dalla bramosa fiscalitą, gl'Imperatori non curarono pił strade nč porti: le provincie non ebbero forza di supplirvi; tutto decadde; i Barbari che avevano in custodia o piuttosto in preda le frontiere, scesero nel cuore dell'Imperio; da custodi divennero padroni: in poche generazioni i nostri Municipii erano a tale che gią nel 400 Sant'Ambrogio li disse cadaveri di cittą. Nella confusione degl'infelicissimi tempi che seguirono, anche le arginature, come ogni altra opera di civile previdenza, giacquero in abbandono; i fertili territorii che il Po solcava per mezzo, ridivennero, nei primi secoli del medio evo, un labirinto di sterpami e di paludi.
| |
Lucano Insubria Strab Virgilio Latini Alpi Catullo Cecilio Tito Livio Cornelio Plinii Lettrici Cattaneo Roma Imperatori Barbari Imperio Municipii Sant'Ambrogio
|