Antonio non trovò niente di meglio da fare che regalarla a Cleopatra. Quantunque in processo di tempo fosse più volte saccheggiata, tuttavia era sempre la più numerosa, la più celebre, prima che fosse distrutta da' Saraceni. Tutti i libri greci ed altri che venivano portati in Egitto, erano presi e spediti al Museo, dove persone impiegate a quest'uopo li trascrivevano; le copie rimesse a' proprietari e gli originali deposti nella libreria. Tolomeo Evergete, per esempio, tolse ad imprestito dagli Ateniesi le opere di Eschilo, di Sofocle e di Euripide; spedì le copie, che fece trascrivere accuratamente quanto fu possibile, e per gli originali che ritenne presso di sè compensò gli Ateniesi con quindici talenti, che ragguagliano a settantacinque mila franchi di nostra moneta. Giovanni Filopono, famoso peripatetico, trovandosi in Alessandria quando fu presa da' Saraceni, ammesso a familiare colloquio con Amrou, generale arabo, osò pregarlo di un dono, inestimabile agli occhi suoi, ma di nessun pregio a quelli dei Barbari, e fu questo:
la biblioteca reale. Amrou accondiscese ad appagare i desiderii del filosofo, ma la sua rigida integrità gli mise scrupolo di alienare quest'ultimo oggetto senza il consentimento del Califfo.
Scrisse, dunque, ad Omar, la cui ben nota risposta fu dettata dall'ignoranza e dal fanatismo. Amrou così s'indirizzava al suo capo: «Presi la gran città di Occidente, e mi riesce impossibile l'enumerarne la varietà delle ricchezze e il descriverne la bellezza. Osserverò solamente che contiene quattromila palazzi, quattromila bagni, quattrocento teatri e luoghi di pubblico trattenimento; dodicimila botteghe per vendita di alimenti vegetali e quarantamila Ebrei tributari.
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