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      In questa tela non sono le figure che preoccupano l'attenzione di chi guarda: non figure, ma figurine di quelle che il D'Azeglio introdusse, piene di movimento e di bravura, ne' suoi quadri di battaglie. Quel che maggiormente piace è l'armonia dell'insieme, e, più di ogni altra cosa, la decorazione della scena, - è l'harem. Si pensa, senza volerlo, a' Bijoux Indiscrets di Diderot, al Don Giovanni di Byron, alle Orientales di Victor Hugo, dove solo possono incontrarsi tinte egualmente splendide. La grandiosa galleria del serraglio delle donne si apre sui giardini; dagli ampi finestroni, che sembrano sfondare il soffitto, si vedono staccarsi in un cielo di zaffiro gli aranci e i sicomori nella fresca voluttà di un mattino estivo. Traverso agli arazzi e a' ricchi tappeti s'aprono fessure luminose, da cui entrano la voluttà e la vita. La poesia de' particolari si direbbe che evapori nella luce distesa che scende dalle cupole, inonda le arcate e allaga il marmo del pavimento, perdendo, nella sua freddezza, d'intensità e di calore. Nella vasca, ricca d'ingegnosi arabeschi, le odalische bagnano le loro carni di rosa; ma la più bella di esse è indolentemente distesa sopra assirii tappeti, nell'ombra che mette una nota malinconica in quell'orgia del senso. Lo spirito della leggiadra favorita è assente da tutto ciò che la circonda. Il suo sguardo è fisso in un punto lontano e invisibile, forse in una città dell'arcipelago jonio, ch'essa abbandonò da fanciulla. O pensa a' suoi parenti questa Edea dell'Ellesponto, rapita un giorno da' pirati dell'Eubea?


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L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





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