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      Qual fantasia, dinanzi a questa cara rappresentazione della prima vita, non ritorna a' giorni della lieta fanciullezza? Ma già, il dir bimbi od infanzia non è, pur troppo, che una parola. Il difficile è ritornarvi per ricrearla con l'arte e la storia ad un tempo, come ha fatto trionfalmente il Massarani. Sono gruppi di fanciulli da poco usciti dal bagno, che giuocano sotto le ombre festanti di una pergola nel giardino di una casa privata di Argo, di Sicione, o di Atene, non so qual più, perchè l'erudito pittore si piacque generalizzare l'idea specifica di luogo, se non di tempo. Si trattava di spiare il segreto della vita antica nel suo primo sviluppo col giuoco, con la musica e con quella ginnastica moderata, che solo poteva essere consentita a muscoli teneri e molli; di sorprendere, in certo modo, l'atleta e l'eroe nel fanciullo, la superba virilità del mondo ellenico nella sua puerizia, quando le membra piccine annunziavano già delle forme di bellezza perfetta, destinate in processo di tempo al pennello di Zeusi o di Apelle, allo scalpello di Prassitele o di Fidia; ed ogni angolo della Grecia poteva prestarsi a tal fine. Chi può dire, di fatti, se quei putti siano Ateniesi o Spartani, della Focide o dell'Argolide? Siamo in Grecia con Alcibiade e Temistocle, o anche prima o dopo, ma quei visetti geniali, quei corpicini scultorii, hanno linee di perfezione greca incancellabili. Certo, nessuno di essi ha varcato il settimo anno della invidiabile infanzia. Come è ben naturale, quei bimbi giocano in casa, ed è molto probabile che facciano vita comune quelli dell'uno e dell'altro sesso, poichè noi sappiamo che non si separavano che al settimo anno per mandarli, i maschietti, sotto la guida di un pedagogo, al Ginnasio del Liceo, e le fanciullette per restare nel gineceo a terminarvi la loro educazione sotto gli occhi vigili della madre o della nutrice.


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L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





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