Quest'ultimo è l'oggetto principale dell'attenzione de' bimbi nel quadro del Massarani. Era desso raccomandatissimo da' medici dell'antichità, e però in molto favore de' Greci. Fanciulli e fanciulle, ordinariamente ignudi, vi si addestravano. Ma le spiegazioni, che pur ci sono pervenute di un tal gioco, sono talmente manchevoli, che torna difficilissimo il farsene oggi un chiaro concetto. Sembra che si gettasse la palla contro il suolo, dove, per la sua elasticità, faceva parecchi salti, che si solevano contare, quasi che il numero ne fosse prescritto; all'ultimo de' quali era spinta di tutta forza con una palmata verso i compagni di gioco, e di nuovo respinta nella stessa maniera. I giocatori non si scostavano che poco dai loro posti, e, salvo che la palla deviasse dalla linea diritta, non dovevano i giocanti cambiar posizione (Becy de Fonguières, Les jeux des anciens). Quest'ultima specie di gioco sembra che il Massarani abbia voluto più espressamente significare nella sua tela. Sotto quel pergolato, in cui si raccolgono, i fanciulli sanno che tutto è fatto per essi, e ne prendono possesso come di loro assoluta proprietà. Un ricco tappeto è disteso per terra, ed essi vi siedono o lo premono con le loro personcine distese, servendosi delle sue lunghe strisce per dare una direzione alla palla. Il fanciullo ritto in piedi, che suona il doppio flauto, prova abbastanza che, sin dalla più tenera età, la dolcezza della musica temperava la forza necessaria per gli esercizi ginnastici.
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