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      Beata, in fatti, la donna che ama e fortemente ama! «Un pescatore trovò l'anello: lo portò al re, al re cui la memoria è tornata; e mentre egli viene pellegrinando nella speranza di poter assolvere, un dì o l'altro, il proprio debito, ecco s'imbatte in un caro fanciullo che, da vero figliuolo di eroe, la fa alla famigliare con un lioncello datogli per trastullarsi. Il re, a certi segni, riconosce il fanciullo per suo, e ben tosto ne riabbraccia la madre.
     
      Oh me bëato, ti riveggo alfine,
      Amata donna, dal volto soave;
      La rimembranza dissipato ha il bujoDe l'error che offuscava la memoria...
     
      E ormai tutto finisce in pace e in letizia, come un tempo la buona usanza voleva che si finisse nelle commedie e ne' conti di fate.» (Massarani, Odissea della Donna; Note alla serie antica: Sul Gange sacro).
     
      Da indi in qua, cioè dopo questi primi quadri, noi non ravvisiamo più nel Massarani quella indipendenza assoluta da qualunque genere e da qualunque scuola, che fatalmente in Italia, dopo gli ultimi gruppi de' classici e de' romantici, ha creato quel ruoto di disgregazione, che sostituì la singolarità alla novità, la bizzarria alla originalità. Cotesto scapricciar del pennello, che vorrebbe attestare, meglio che solidarietà di studi e d'intenti, non so che strane individualità d'artisti eccentrici, smaniosi di parer nuovi, è oggi divenuta vera e reale evoluzione artistica in Italia Il Massarani ne conferma l'esistenza nel modo più esplicito. «Le scuole pittoriche - dic'egli - si son venute moltiplicando, anzi disgregando senza posa.


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L'odissea della donna
di Tullo Massarani
Editore Forzani Roma
1907 pagine 356

   





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