Si può dirlo subito: da un tal pericolo egli non è riuscito che a scampare in parte; tanto è vero questo, che io sentii dire a non pochi, che per comprendere alcuni de' soggetti de' suoi quadri, bisogna per lo meno essere eruditi quanto lui, o conoscere a quali fonti di un'antichità più o meno remota, indipendentemente dalla esecuzione, abbiane egli attinto l'idea. È naturale che, per apprezzare debitamente un lavoro artistico occorre entrare nel pensiero dell'artista, se non altro per giudicare sino a qual punto abbia egli saputo riprodurlo. Se il quadro è tutto d'invenzione, siccome quello che tende a rappresentare qualche momento della vita contemporanea od un fatto non ignoto di storia antica o moderna, il giudizio scatterà improvviso e senza difficoltà di sorta; diversamente l'artista sarà accusato di sfuggire con deliberato proposito a quella popolarità dell'arte che è sempre invidiabile, per racchiudersi in una cerchia tutta sua - un'altra aristocrazia dell'arte. Bisogna per altro notare che le facili invenzioni (quando invenzione ci sia) non sono sempre una condizione indeclinabile; che la peregrinità del soggetto non fu mai difetto, ed ha potenti le seduzioni ed i fascini; che in Italia specialmente domina il mal vezzo di non dare alcuna importanza alla ricerca ed all'invenzione, condannandola più spesso come un fuor d'opera e una fantasia, senza volersi persuadere, che se è un pregio (e non è sempre) di riprodurre con molta perizia tecnica quel tanto che si ha sotto gli occhi, è pregio infinitamente più grande d'introdurne lo spettatore, grazie all'aspetto materiale delle persone e
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