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      Siamo poveri, schiavi, infelici: parlateci di miglioramenti materiali, di libertà, di felicità. Diteci se siamo condannati a sempre soffrire o se dobbiamo alla nostra volta godere. Predicate il Dovere a' nostri padroni, alle classi che ci stanno sopra e che trattando noi come macchine, fanno monopolio dei beni che spettano a tutti. A noi parlate di dritti: parlate dei modi di rivendicarceli; parlate della nostra potenza. Lasciate che abbiamo esistenza riconosciuta; ci parlerete allora di doveri e di sacrifizio. Così dicono molti fra i nostri operai, seguono dottrine ed associazioni corrispondenti al loro desiderio; non dimenticando che una sola cosa, ed è: che il linguaggio invocato da essi s'è tenuto da cinquanta anni in poi, senza aver fruttato un menomo che di miglioramento materiale alla condizione degli operai.
      Da cinquanta anni in poi, tutto quanto s'è operato pel progresso e pel bene contro ai governi assoluti o contro l'aristocrazia del sangue, s'è operato in nome dei Diritti dell'uomo, in nome della libertà come mezzo e del benessere come scopo alla vita. Tutti gli atti della Rivoluzione Francese e dell'altre che la seguirono e la imitarono furono conseguenza d'una "Dichiarazione dei Diritti dell'uomo". Tutti i lavori dei Filosofi che la prepararono furono fondati sopra una teoria di libertà, sull'insegnamento dei propri diritti ad ogni individuo. Tutte le scuole rivoluzionarie predicarono all'uomo che egli è nato per la felicità, che ha diritto di ricercarla con tutti i suoi mezzi, che nessuno ha diritto di ostacolarlo in questa ricerca, e che egli ha quello di rovesciare gli ostacoli incontrati sul suo cammino.


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Doveri dell'uomo
di Giuseppe Mazzini
pagine 134

   





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