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      Venga il regno di Dio sulla terra, siccome è nel cielo: sia questa, o fratelli miei, meglio intesa e applicata che non fu per l'addietro, la vostra parola di fede, la vostra preghiera: ripetetela e operate perché si verifichi. Lasciate ch'altri tenti persuadervi la rassegnazione passiva, l'indifferenza alle cose terrene, la sommissione ad ogni potere temporale anche ingiusto, replicandovi, male intesa, quell'altra parola: "Rendete a Cesare ciò ch'è il Cesare e ciò ch'è di Dio a Dio".
      Possono dirvi cosa che non sia di Dio? Nulla è di Cesare se non quanto è conforme alla Legge Divina. Cesare, ossia il potere temporale, il governo civile non è che il mandatario, l'esecutore, quanto le sue forze e i tempi concedono, del disegno di Dio: dove tradisce il mandato, è vostro, non diremo diritto, ma dovere mutarlo. A che siete quaggiù, se non per affaticarvi a sviluppare coi vostri mezzi e nella vostra sfera il concetto di Dio? A che professare di credere nell'unità del genere umano, conseguenza inevitabile dell'Unità di Dio, se non lavorate a vivificarla combattendo le divisioni arbitrarie, le inimicizie che separano tuttavia le diverse tribù formanti l'Umanità? A che credere nella Libertà umana, base della umana responsabilità, se non ci adoperiamo a distruggere tutti gli ostacoli che impediscono la prima e viziano la seconda? A che parlare di Fratellanza, pur concedendo che i nostri fratelli siano ogni dì conculcati, avvinti, sprezzati? La terra è la nostra lavoreria: non bisogna maledirla; bisogna santificarla.


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Doveri dell'uomo
di Giuseppe Mazzini
pagine 134

   





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