Allora i nostri letterati incominciarono a far da buffoni ai principi e ad accarezzare la svogliatezza dei padroni, ridendo di tutti e di tutto. Allora i nostri preti, vedendo impossibile ogni applicazione di verità religiosa, incominciarono a far bottega del culto, e a pensare a se stessi, non al popolo ch'essi dovevano illuminare e proteggere. E allora il popolo, sprezzato dai letterati, tradito e spolpato dai preti, esiliato da ogni influenza nelle cose pubbliche, cominciò a vendicarsi ridendo dei letterati, diffidando dei preti, ribellandosi a tutte le credenze, poi che vedeva corrotta l'antica e non poteva presentire più in là. Da quel tempo in poi, noi ci trasciniamo tra le superstizioni comandate dall'abitudine o dai governi e la incredulità, abietti e impotenti. Ma noi vogliamo risorgere grandi ed onorati. E ricorderemo la tradizione Nazionale. Ricorderemo che col nome di Dio sulla bocca e colle insegne della loro fede nel centro della battaglia, i nostri fratelli lombardi vincevano, nel dodicesimo secolo, gl'invasori tedeschi, e riconquistavano le loro libertà manomesse. Ricorderemo che i repubblicani delle città toscane si radunavano al parlamento nei templi. Ricorderemo gli Artigiani Fiorentini che, respingendo il partito di sottomettere all'impero della famiglia Medici la loro libertà democratica, elessero, per voto solenne, Cristo capo della Repubblica - e il frate Savonarola predicante a un tempo il dogma di Dio e quello del popolo - e i Genovesi del 1746 liberatori, a furia di sassate, e del nome di Maria protettrice, della loro città dall'esercito tedesco che la occupava, e una catena d'altri fatti simili a questi, ne' quali il pensiero religioso protesse e fecondò il pensiero popolare Italiano.
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