Sino a quella frontiera si parla, s'intende la vostra lingua: oltre quella, non avete diritti. Vostre sono innegabilmente la Sicilia, la Sardegna, la Corsica, e le isole minori collocate fra quelle e la terra ferma d'Italia. La forza brutale può ancora per poco contendervi quei confini, ma il consenso segreto dei popoli li riconosce d'antico, e il giorno in cui, levati unanimi all'ultima prova, pianterete la vostra bandiera tricolore su quella frontiera, l'Europa intera acclamerà, sorta e accettata nel consorzio delle Nazioni, l'Italia. A quest'ultima prova dovete tendere con tutti gli sforzi.
Senza Patria, voi non avete nome, né segno, né voto, né diritti, né battesimo di fratelli tra i popoli. Siete i bastardi dell'umanità. Soldati senza bandiera, israeliti delle Nazioni, voi non otterrete fede né protezione: non avrete mallevadori. Non v'illudete a compiere, se prima non vi conquistate una Patria, la vostra emancipazione da una ingiusta condizione sociale: dove non è Patria, non è Patto comune al quale possiate richiamarvi: regna solo l'egoismo degli interessi, e chi ha predominio lo serba, dacché non v'è tutela comune a propria tutela. Non vi seduca l'idea di migliorare, senza sciogliere prima la questione Nazionale, le vostre condizioni materiali: non potrete riuscirvi. Le vostre associazioni industriali, le consorterie di mutuo soccorso son buone com'opera educatrice, come fatto economico: rimarranno sterili finché non abbiate un'Italia. Il problema economico esige principalmente aumento di capitale e di produzione; e finché il vostro paese è smembrato in frazioni - finché, separati da linee doganali e difficoltà artificiali d'ogni sorta, non avete se non mercati ristretti dinanzi a voi - non potete sperar quell'aumento.
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