Voi siete, finalmente, esseri progressivi.
Questa parola PROGRESSO, ignota all'antichità, sarà d'ora innanzi una parola sacra per l'Umanità. Essa racchiude tutta una trasformazione sociale, politica, religiosa.
L'antichità, gli uomini delle vecchie religioni Orientali e del Paganesimo, credevano nel Fato, nel Caso, in una Potenza arcana, inintelliggibile, padrona arbitraria delle cose umane, creatrice e distruggitrice alternativamente senza che l'uomo potesse intenderne, promoverne, o accelerarne i bisogni. Credevano l'uomo impotente a fondare cosa alcuna durevole, permanente, sulla nostra terra. Credevano che i popoli, condannati ad aggirarsi nel cerchio descritto dagl'individui quaggiù, sorgessero, salissero a potenza, poi volgessero a vecchiaia, e fatalmente, irrevocabilmente, perissero. Con un orizzonte d'idee e di fatti assai ristretto davanti e senza conoscenza di Storia fuorché della loro nazione e spesso della loro città, guardavano al genere umano unicamente come un aggregato di uomini, senza vita e legge propria, e non derivavano i loro pensieri fuorché dalla contemplazione dell'individuo. La conseguenza di siffatte dottrine era una tendenza ad accettare i fatti predominanti senza curare o sperar di mutarli. Dove le circostanze avevano impiantato una forma repubblicana, gli uomini di quei tempi erano repubblicani; dove signoreggiava il dispotismo, erano schiavi noncuranti di progresso e sommessi. Ma poi che dappertutto, sotto la forma repubblicana come sotto la tirannide, trovavano divisa la famiglia umana o in quattro caste, come in Oriente, o in due, di cittadini liberi e di schiavi, come nella Grecia, accettavano la divisione delle caste o la credenza in due nature diverse d'uomini; e l'accettarono i più potenti intelletti del mondo Greco, Platone e Aristotele.
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