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      La rivelazione essendo per essa immediata ed unica in un dato periodo, ne dedussero che nulla poteva aggiungervisi e che i depositari di quella rivelazione erano infallibili. Dimenticavano che il fondatore della loro religione era venuto, non ad annientare la Legge ma a continuarla, aggiungendovi. Dimenticavano che in un solenne momento e con sublime istinto dell'avvenire, Gesù aveva detto: Io vi dico le cose che voi potete in oggi intendere e praticare; ma verrà dopo me lo spirito di verità, e vi parlerà per autorità propria ma raccogliendo l'ispirazione da tutti, l'ispirazione collettiva(10). È in quelle parole la profezia dell'idea del Progresso e della rivelazione continua del Vero per mezzo dell'Umanità: v'è la giustificazione della formola che Roma ridesta propose all'Italia colle parole Dio e il popolo, scritte in fronte a' suoi decreti repubblicani. Ma gli uomini delle credenze del medioevo non potevano intenderla. Non erano maturi i tempi.
      Tutto l'edifizio delle credenze che successero al Paganesimo posa, a ogni modo, sulle basi or ora accennate. È chiaro che neppur su queste poteva fondarsi la vostra emancipazione qui sulla terra.
      Mille trecento anni a un dipresso dopo le parole di Gesù or citate, un uomo Italiano, il più grande fra gl'Italiani che io mi conosca, scriveva le verità seguenti: "Dio è uno; l'Universo è un pensiero di Dio; l'Universo è dunque uno esso pure. Tutte le cose partecipano, più o meno, della natura divina, a seconda del fine pel quale sono create.


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Doveri dell'uomo
di Giuseppe Mazzini
pagine 134

   





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