Una minoranza degli uomini che popolano la piccola nostra Europa è sola capace di sviluppare verso lo scopo della conoscenza le sue facoltà intellettuali. In voi stessi, privi i più d'istruzione e soggiogati tutti dalla fatalità d'un lavoro fisico male ordinato, dormono mute senza poter portare alla piramide della scienza il loro tributo. Come potremmo dunque pretendere di conoscere in oggi ciò che richiede l'opera associata di tutti? Come ribellarci contro il nostro non avere raggiunto ancora ciò che costituirebbe l'ultimo gradino del nostro Progresso terrestre, quando cominciamo appena a balbettare, pochi e non associati, quella sacra e feconda parola? Rassegniamoci dunque all'ignoranza sulle cose che ci sono per lungo tempo ancora inaccessibili, e non abbandoniamo, fanciullescamente irritati, lo studio di quelle che possiamo scoprire. La scoperta del Vero esige modestia e temperanza di desiderio quanto esige costanza. L'impazienza, l'orgoglio umano, han perduto o sviato dal retto sentiero molte più anime che non la deliberata tristizia. E questa verità che l'Antichità ha voluto insegnarci, quando ci narrava che il Despota voglioso di raggiungere il cielo non seppe innalzare se non una Torre di confusione, e che i Giganti assalitori dell'Olimpo giacciono, fulminati, sotto i nostri monti vulcanici.
Ciò di cui importa conviverci è questo che, qualunque sia il fine verso cui tendiamo, noi non potremo scoprirlo e raggiungerlo, se non collo sviluppo progressivo e coll'esercizio delle nostre facoltà intellettuali.
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