Ed è questo, Operai Italiani, il vostro avvenire. Voi potete affrettarlo. Conquistate la Patria, conquistate un Governo popolare che ne rappresenti la vita collettiva, la missione, il concetto. Ordinatevi tra voi in una vasta universale Lega di Popolo, tanto che la vostra voce sia voce di milioni e non di pochi individui. Avete il vero e la giustizia per voi; la Nazione v'ascolterà.
Ma badate, e credete alla parola d'un uomo che studia da trenta anni l'andamento delle cose in Europa e ha veduto fallire a buon porto, per immoralità d'uomini, le più sante ed utili imprese: non riuscirete se non migliorando: non conquisterete se non meritando, col sacrificio, coll'attività, coll'amore. Cercando in nome d'un dovere compito o da compiersi, otterrete; cercando in nome dell'egoismo, o di non so quale diritto al benessere che gli uomini del materialismo v'insegnano, non otterrete se non trionfi d'un'ora seguiti da delusioni tremende.
Quei che vi parlano in nome del benessere, della felicità materiale, vi tradiranno. Cercano essi pure il loro benessere: s'affratelleranno con voi, come un elemento di forza, finché avranno ostacoli da superare per conquistarlo; appena, mercé vostra, l'avranno, v'abbandoneranno per godere tranquillamente della loro conquista. È la storia dell'ultimo mezzo secolo e il nome di questo mezzo secolo è materialismo.
Storia di dolore e di sangue. Io li ho veduti gli uomini che negavano Dio, religione, virtù, dovere e sacrificio, e parlavano in nome del diritto alla felicità, al godimento, lottare audaci, colle parole di popolo e libertà sulle labbra, e frammischiarsi a noi uomini della nuova fede, che imprudenti gli accoglievamo nelle nostre fila.
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