Tutta l'azione mazziniana infatti è compresa in questo concetto: L'organismo politico è il mezzo necessario: il miglioramento economico e morale, il fine.
Ovvero nelle sue parole:
Per noi non esiste rivoluzione, che sia puramente politica. Ogni rivoluzione dev'essere sociale, nel senso che sia suo scopo la realizzazione di un progresso decisivo nelle condizioni morali, intellettuali ed economiche della Società. E la necessità di questo triplice progresso, essendo più urgente per le classi operaje, ad esse anzitutto devono essere rivolti i beneficî della rivoluzione.
E neppure può esservi una rivoluzione puramente sociale. La questione politica, cioè a dire, l'organizzazione del potere, in un senso favorevole al progresso morale, intellettuale ed economico del popolo, e tale che renda impossibile l'antagonismo alla Causa del progresso, è una condizione necessaria alla rivoluzione sociale
(1).
La verità di quest'affermazione, scritta nel 1862 e confermata da tutto lo sviluppo successivo del movimento sociale europeo, non avrebbe bisogno di commento se non occorresse rammentare come negli ultimi anni della travagliata vita fu per il Mazzini causa di amaro dolore ed altresì occasione di prestare alla patria, così ingrata verso l'esule, un grande e segnalato servigio.
Sorse poco dopo l'Internazionale a bandire che tutti i lavoratori dovessero unirsi nel solo intento di provvedere al loro avvenire economico, che dalla politica dovessero fare divorzio come da sterile lotta fra borghesi che li distoglieva dalla cura dei loro interessi materiali, i soli veri, i soli legittimi, i soli necessarî. E da tutte le nazioni, artigiani, scrittori ed uomini d'azione, attratti dalla lusinga di facili promesse, s'erano fatti intorno animosi alla novella bandiera - duci Carlo Marx e Bakunin - militando sotto la quale speravano di rinnovare ab imis la moderna società civile.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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