Era invero una critica poderosa delle ineguaglianze e delle ingiustizie che dilaniano il consorzio civile, era una potente affermazione delle sofferenze a cui è condannata una parte dell'Umanità per l'egoismo dell'altra, era un monito dei servi agli emancipati, come lo sciopero è monito agl'industriali che le leggi le quali governano la produzione e la distribuzione nelle industrie, non sono più in relazione con la civiltà odierna, e vanno uniformate a criterî più equi e più umani. Ma questo verbo di nuovo progresso peccava alla base: credeva poter raccogliere sotto la bandiera degl'interessi individuali i lavoratori di tutto il mondo senza por mente al cozzo dei singoli interessi nella lotta per l'esistenza; credeva di sopprimere le barriere fra le nazioni, le favelle, le tradizioni, quanto si racchiude nella parola patria, per sostituirvi la solidarietà nel guadagno; il contrasto fra proprietà e lavoro, senza considerare che faceva appello a sentimenti e passioni radicate nell'egoismo, incapaci di suscitare quello spirito di fratellanza e di sacrificio, che solo un alto e nobile ideale può svegliare nell'anima delle moltitudini.
E dall'Inghilterra e dalla Francia ove prima sorse l'Internazionale, varcò la frontiera, e pose, per un momento, le sue tende in Italia; nè è a dirsi quale e quanta parte della gioventù si sarebbe lasciata attrarre dalle lusinghe di un movimento mondiale fra i proletarî, se Giuseppe Mazzini non avesse con la potenza de' suoi insegnamenti dimostrata la fallacia delle promesse di cui facevansi banditori i nuovi apostoli.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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