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      Mia madre e l'amico versarono nel fazzoletto alcune monete; ed egli s'allontanò per ricominciare con altri. Seppi più tardi il suo nome. Era un Rini, capitano nella Guardia Nazionale che s'era, sul cominciar di quel moto, istituita. Partì anch'egli cogli uomini pei quali s'era fatto collettore a quel modo; e credo morisse combattendo, come tanti altri dei nostri, per la libertà della Spagna.
      Quel giorno fu il primo in cui s'affacciasse confusamente all'anima mia, non dirò un pensiero di Patria e di Libertà, ma un pensiero che si poteva e quindi si doveva lottare per la libertà della Patria.
      Io era già inconsciamente educato al culto dell'Eguaglianza dalle abitudini democratiche dei due miei parenti e dai modi identici che essi usavano col patrizio e col popolano: nell'individuo essi non cercavano evidentemente se non l'uomo e l'onesto. E le aspirazioni alla libertà, ingenite nell'animo mio, s'erano alimentate dei ricordi di un periodo recente, quello delle guerre repubblicane francesi, che suonavano spesso sulle labbra di mio padre e dell'amico nominato più sopra; delle Storie di Livio e di Tacito che il mio maestro di Latino mi faceva tradurre; e della lettura di alcuni vecchi giornali da me trovati semi-nascosti dietro ai libri di medicina paterni, fra i quali ricordo alcuni fascicoli della Chronique du Mois pubblicazione girondina dei primi tempi della Rivoluzione di Francia. Ma l'idea che v'era un guasto nel mio paese contro il quale bisognava lottare, l'idea che in quella lotta io avrei potuto far la mia parte, non mi balenò che in quel giorno per non lasciarmi più mai.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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