Soli, sul campo della Critica fecondatrice, ne davano indizio nell'Antologia Tommaseo e Montani. In me rinfiammavano l'idea dell'aprile 1821 e determinavano la mia vocazione di rinunziare alla via delle lettere per tentare l'altra più diretta dell'azione politica.
E fu il primo grande mio sacrificio. S'affaccendavano in quel tempo nella mia mente visioni di Drammi e Romanzi Storici senza fine, e fantasie d'Arte che mi sorridevano come imagini di fanciulle carezzevoli a chi vive solo. La tendenza della mia vita era tutt'altra che non quella alla quale mi costrinsero i tempi e la vergogna della nostra abjezione.
La via dell'azione a ogni modo era chiusa: e la questione letteraria mi parve campo ad aprirmela quando che fosse.
Esciva allora in Genova, edito dal tipografo Ponthenier, un giornaletto d'annunzî mercantili; e doveva, in virtù di non so quale prescrizione governativa, limitarsi a quell'angustissima sfera. Era l'Indicatore Genovese. Persuasi il librajo ad ammettere annunzî di libri da vendersi, coll'aggiunta di due o tre linee quasi a definirne il soggetto e m'assunsi di scriverle. Fu quello il cominciamento della mia carriera di Critico. A poco a poco gli annunzî impinguarono e diventarono articoli. Il Governo, assonnato allora come il paese, non se ne avvide o non se ne curò. L'Indicatore si trasformò in giornale letterario. Gli articoli estratti da quel giornale, ristampati molti anni dopo tra gli Scritti d'un Italiano vivente, in Lugano, e che ricompariranno in questa edizione, non hanno valore intrinseco, ma rivelano l'intento con cui da me e da pochi altri giovani amici si scriveva e s'intendeva la questione del Romanticismo.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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