Guerrazzi aveva già scritto, non solamente quel Dramma, ma la Battaglia di Benevento; e nondimeno, tanta era la separazione tra provincia e provincia d'una stessa terra, il di lui nome era ignoto fra noi: il Dramma, capitatoci a caso, ci aveva, di mezzo a forme bizzarre e a una poesia che rinegava ogni bellezza d'armonia, rivelato un ingegno addolorato, potente e fremente di orgoglio italiano. Io risposi alla di lui lettera, e s'intavolò fra noi un carteggio fraterno allora e pieno d'entusiasmo per promuovere l'avvenire. Quando il Governo Sardo soppresse l'Indicatore Genovese, il vincolo tra noi e i giovani Livornesi che facevano corona a Guerrazzi era già stretto di tanto da suggerirci l'idea di continuare la pubblicazione sotto il titolo d'Indicatore Livornese in Livorno.
Era la prima lotta che imprendevamo coi governucci che smembravano la povera Patria, e il senso di quella lotta ci crebbe l'ardire. Le tendenze politiche si rivelarono in quel secondo Giornale nel quale scrittori più assidui eravamo Guerrazzi, Carlo Bini ed io più esplicito e quasi senza velo. Parlammo di Foscolo, al quale, tacendo degli altri meriti, gl'Italiani devono riverenza eterna per avere egli primo cogli atti e gli scritti rinvigorito a fini di Patria il ministero del Letterato - dell'Esule, poema di Pietro Giannone, allora proscritto, di fede incorrotta, ch'io imparai più tardi a conoscere ed a stimare - di Giovanni Berchet delle cui poesie, magnifiche d'ira italiana, moltiplicavamo allora noi studenti le copie e che mi toccò di vedere nel 1848 immiserito tra patrizî moderati e cortigiani regî in Milano.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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