Fui richiesto di stendere in francese una specie di memorandum, indirizzato a non so chi, in favore della libertà della Spagna e a provare l'illegalità e le tristi conseguenze dell'intervento Borbonico del 1823. Mi strinsi nelle spalle e lo stesi. Poi, giovandomi delle facoltà che m'erano date, mi diedi ad affigliare tra gli studenti. Presentiva il momento in cui, crescendo di numero e formando tra noi un nucleo compatto avremmo potuto infondere un po' di giovine vita in quel corpo invecchiato. Continuavamo intanto, aspettando che si potesse far meglio, la zuffa contro quei che chiamavamo i Monarchici delle Lettere. E scrissi il lungo articolo d'una Letteratura Europea, che dopo lunghe contestazioni, note e corrispondenze fu ammesso nell'Antologia di Firenze e troverà luogo in questa edizione. Finalmente, all'appressarsi visibile della tempesta in Francia, i nostri Capi parvero ridestarsi a un'ombra d'attività. E mi fu commesso di partire per la Toscana a impiantarvi la Carboneria. La missione era più grave ch'essi non pensavano. Le abitudini della famiglia, dalle quali io non aveva mai desiderato d'emanciparmi, s'opponevano inappellabilmente alla gita, quindi alla possibilità d'avere i mezzi che erano necessarî. Dopo lunghe esitazioni, risolsi compire a ogni modo l'incarico. Dissi ch'io mi recava per due giorni in Arenzano presso uno studente amico di casa, raggranellai sotto diversi pretesti un po' di danaro dalla buona mia madre, e mi preparai a partire.
Il dì prima della partenza - e cito questo fatto perchè mostra per quali vie si trascinasse allora la Carboneria - mi fu intimato di trovarmi a mezzanotte sul Ponte della Mercanzia.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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