La terra sottoposta m'era invisibile. Le voci dei pescatori mi giungevano talora all'orecchio a seconda del vento. Il primo mese non ebbi libri: poi, la cortesia del nuovo governatore, cav. Fontana, sottentrato per ventura all'antico, fe' sì ch'io ottenessi una Bibbia, un Tacito, un Byron. Ebbi pure compagno di prigionia un lucherino, uccelletto pieno di vezzi e capace d'affetto, ch'io prediligeva oltremodo. D'uomini io non vedeva se non un vecchio sergente Antonietti che m'era custode benevolo, l'ufficiale al quale si affidava ogni giorno la guardia e che compariva un istante sull'uscio, ad affisare il suo prigioniero, la donna piemontese, Caterina, che recava il pranzo, e il comandante Fontana. L'Antonietti mi chiedeva imperturbabilmente ogni sera s'io avessi comandi, al che io rispondeva invariabilmente: un legno per Genova. Il Fontana, antico militare, capace d'orgoglio italiano, ma profondamente convinto che i Carbonari volevano saccheggio, abolizione di qualunque fede, ghigliottina sulle piazze e cose siffatte, compiangeva in me i traviamenti del giovine e tentò, a rimettermi sulla buona via, ogni arte di dolcezza, fino a tradire le sue istruzioni conducendomi la notte a bere il caffè colla di lui moglie, piccola e gentile donna imparentata, non ricordo in qual grado, con Alessandro Manzoni.
Intanto, io andava esaurendo gli ultimi tentativi per cavare una scintilla di vita dalla Carboneria coi giovani amici lasciati in Genova. Ogni dieci giorni io riceveva, aperta s'intende e letta e scrutata dal Governatore di Genova a da quello della Fortezza, una lettera di mia madre e m'era concesso risponderle, pur ch'io scrivessi in presenza dell'Antonietti e gli consegnassi aperta la lettera.
| |
Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
|
|
Bibbia Tacito Byron Antonietti Caterina Fontana Antonietti Genova Fontana Carbonari Alessandro Manzoni Carboneria Genova Governatore Genova Fortezza Antonietti
|