Ma tutte queste precauzioni non nuocevano al concerto prestabilito tra gli amici e me, ed era che dovessimo formar parole, per sovrappiù di cautela, latine, colla prima lettera d'ogni alterna parola. Gli amici dettavano a mia madre le prime otto o nove linee della sua lettera; e quanto a me, il tempo per architettare e serbare a memoria le frasi ch'io dovrei scrivere, non mi mancava. Così mandai agli amici di cercare abboccamento con parecchi fra i Carbonari a me noti, i quali tutti, côlti da terrore, respinsero proposte ed uomini; e così seppi l'insurrezione Polacca, ch'io per vaghezza d'imprudenza giovanile annunziai al Fontana, il quale m'aveva accertato poche ore prima tutto essere tranquillo in Europa. Di certo, ei dovè raffermarsi più sempre nell'idea che noi avevamo contatto col diavolo.
Bensì, e il terrore fanciullesco dei Carbonari in quel solenne momento, e le lunghe riflessioni mie sulle conseguenze logiche dell'assenza d'ogni fede positiva nell'Associazione, e una scena ridicola ch'io m'ebbi col Passano (il quale incontrato da me per caso nel corritojo mentre si ripulivano le nostre celle, al mio susurrargli affrettato: ho modo certo di corrispondenza; datemi nomi, rispose col rivestirmi di tutti i poteri e battermi sulla testa per conferirmi non so qual grado indispensabile di Massoneria), raffermavano me nel concetto formato già da più mesi: che la Carboneria era fatta cadavere e che invece di spendere tempo e fatica a galvanizzarla, era meglio cercar la vita dov'era, e fondare un edificio nuovo di pianta.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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