Mi s'agitava nella mente, comunque confusamente e malgrado il fascino ch'esercitavano su me in mezzo al silenzio comune le voci fervide di coscienza direttrice uscenti allora di Francia, un concetto ch'io espressi sei anni dopo; ed era che un vuoto esisteva in Europa, che l'Autorità, la vera, la buona, la Santa Autorità nella cui ricerca sta pur sempre, confessato a noi stessi o no, il segreto della vita di tutti noi, negata irrazionalmente da tanti i quali confondono con essa un fantasma, una menzogna d'Autorità e credono negar Dio quando non negano che gli idoli, era svanita, spenta in Europa, che quindi non viveva in alcun popolo potenza d'iniziativa. È concetto che gli anni, gli studî e i dolori hanno confermato irrevocabilmente nell'animo mio e mutato in fede. E se mai, ciò ch'io non credo, mi fosse dato, fondata una volta l'Unità Italiana, di vivere un solo anno di solitudine in un angolo della mia terra o in questa ove io scrivo e che gli affetti m'hanno fatta seconda patria, io tenterò di svolgerlo e desumerne le conseguenze più importanti ch'altri non pensa. Allora da quel concetto non maturato abbastanza balenava, come stella dell'anima, un'immensa speranza: l'Italia rinata e d'un balzo missionaria di una Fede di Progresso e di Fratellanza, più vasta assai dell'antica, all'umanità. Io aveva in me il culto di Roma. Fra le sue mura s'era due volte elaborata la vita Una del mondo. Là, mentre altri popoli, compìta una breve missione, erano spariti per sempre e nessuno aveva guidato due volte, la vita era eterna, la morte ignota.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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