La Francia era tutto per essi. La politica m'appariva nei loro discorsi come scienza, maneggio, calcolo diplomatico di transazioni opportune, non fede e moralità.
Mentre a ogni modo io m'accomiatava un giorno da Sismondi chiedendogli s'io poteva far cosa alcuna per lui in Parigi, un esule lombardo che avea sempre ascoltato attentamente i miei discorsi senza mover parola, mi chiamò in disparte e mi susurrò nell'orecchio che, s'io aveva desiderio d'azione, mi recassi in Lione e mi presentassi agli Italiani che troverei raccolti nel Caffè della Fenice. Lo guardai con vera riconoscenza, chiedendogli il nome. Era Giacomo Ciani, condannato a morte dall'Austria nel 1821.
In Lione, trovai fra i nostri una scintilla di vera vita. Predominava negli esuli che v'erano raccolti, e v'accorrevano ogni giorno, l'elemento militare. Trovai molti di quelli uomini ch'io aveva veduto dieci anni addietro errare, coll'ira della delusione sul volto, per le vie di Genova; e avevano d'allora in poi onorato il nome Italiano nell'armi difendendo la libertà Spagnuola o la Greca. Vidi Borso de' Carminati, ufficiale che nel 1821 s'era in Genova, in Piazza de' Banchi, cacciato fra il popolo irruente e i soldati ai quali era stato ordinato fuoco contr'esso, militare d'alte speranze, salito più tardi ai più alti gradi nelle guerre spagnuole, e che avrebbe levato grido di sè nelle nostre, se l'indole irritabile, incauta, intollerante d'ogni sopruso, non lo avesse travolto, per odio ad Espartero, in un tentativo indegno di lui che gli costò vita e fama: Carlo Bianco, che mi diventò amico e del quale riparlerò: un Voarino, ufficiale di cavalleria, un Tedeschi ed altri, piemontesi tutti, proscritti del 1821 e in mezzo ad una maggioranza costituzionale monarchica, non per fede ma perchè monarchica era la Francia, repubblicani.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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