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      Parecchi furono condotti ammanettati fino a Calais, e imbarcati per l'Inghilterra.
      Fra quel subuglio di fughe, d'imprigionamenti, minaccie e disperazioni, Borso mi rivelò ch'egli e pochi altri repubblicani partivano la stessa notte alla volta di Corsica, per di là raggiungere in armi l'insurrezione, che ancor durava, del Centro, e mi chiese s'io volessi seguirli. Accettai senz'altro. Celai la subita determinazione allo zio, lasciandogli poche linee pregandolo di tranquillarsi sul conto mio e a tacere per pochi giorni colla mia famiglia; e partii. Nella diligenza che ci portava a Marsiglia trovai Bianco, Voarino, Tedeschi, un Zuppi, se non erro, napoletano, e non so chi altri. Borso con tre o quattro compagni seguiva in altra vettura. Viaggiammo sempre senza quasi fermarci fino a Marsiglia: da Marsiglia a Tolone; e da Tolone sopra un legno mercantile napoletano, attraverso il mare più tempestoso ch'io abbia veduto mai, a Bastia. Là mi sentii nuovamente, con gioja di chi rimpatria, in Terra Italiana.
      Non so che cosa abbiano fatto dell'isola, d'allora in poi, l'insistenza corruttrice francese e la colpevole noncuranza dei Governi d'Italia; ma nel 1831 l'Isola era Italiana davvero: Italiana non solamente per aere, natura e favella, ma per tendenze e spiriti generosi di patria. La Francia v'era accampata. Da Bastia e Ajaccio in fuori dove l'impiegatume era di chi lo pagava, ogni uomo si diceva d'Italia, seguiva con palpito i moti del centro e anelava ricongiungersi alla gran Madre.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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