Quanto a me individualmente - e sia detto una volta per sempre - la teoria politica che dice a un uomo bambolo in fascie: tu regnerai dall'alto, impeccabile sempre e inviolabile e solamente combattuto ne' tuoi Ministri, sullo sviluppo della vita d'una Nazione fidato in tutte le sue manifestazioni al principio d'elezione, mi pare più che errore, contradizione e follìa che condanna il popolo a retrocedere o agitarsi perennemente e periodicamente a nuove rivoluzioni. E sparirà, quando vinte la servilità e la paura che signoreggiano l'anime nostre, la democrazia, ch'oggi abbiam sulle labbra, entrata davvero nei nostri cuori c'insegnerà che l'onesto operajo non è da meno d'un discendente di dieci generazioni di re - quando il tocco di mano del secondo non ci parrà evento più rilevante nella nostra vita che non quello del primo - quando sapremo che lo Stato deve governarsi come si governa da ciascun di noi l'amministrazione delle faccende private, scegliendo, ovunque si trovino unite, probità e capacità intellettuale.
Scrissi la lettera al Re, e la lessi, prima di stamparla, a un solo fra gli Italiani coi quali era in contatto, Guglielmo Libri, scienziato illustre, capo in quell'anno d'una cospirazione contro il Gran Duca in Toscana, accusato, credo a torto, di tradimento, ma tratto più dopo, e mi duole il dirlo, dal materialismo che stava in cima alle sue dottrine e da un esagerato scetticismo su tutti uomini e su tutte cose, a tradire la dignità dell'anima e i doveri ch'egli, ingegno potente davvero, dovea compiere verso il paese.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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