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      Il Libri lodò, ma cercò svolgermi dal pubblicare la Lettera, schierandomi innanzi, conseguenze inevitabili, l'esilio perpetuo, l'abbandono d'ogni cosa più cara, le delusioni che mi sarebbero compagne sulla via. E m'esortava a lasciare la politica militante e consacrarmi alla Storia.
      Fui ribelle ai consigli e stampai.
      Fu quello il mio primo scritto politico. Non serbo, e non meritavano d'essere serbate, alcune pagine ch'io aveva scritte prima in francese, col titolo la Notte di Rimini, maledizione alla Francia di Luigi Filippo, che il National pubblicò mutilate - (1861).
     
     
     
     
      A CARLO ALBERTO DI SAVOJA
     
      UN ITALIANO(4).
     
     
      Se no, no!
     
      Sire,
     
      S'io vi credessi re volgare, d'anima inetta o tirannica, non v'indirizzerei la parola dell'uomo libero. I re di tal tempra non lasciano al cittadino che la scelta fra l'armi e il silenzio. Ma voi, Sire, non siete tale. La natura, creandovi al trono, v'ha creato anche ad alti concetti ed a forti pensieri; e l'Italia sa che voi avete di regio più che la porpora. I re volgari infamano il trono su cui si assidono, e voi, Sire, per rapirlo all'infamia, per distruggere la nube di maledizioni di che lo aggravano i secoli, per circondarlo d'amore, non avete forse bisogno che d'udire la verità; però, io ardisco dirvela, perchè voi solo degno estimo di udirla, e perchè nessuno tra quanti vi stanno attorno può dirvela intera. La verità non è linguaggio di cortigiano: non suona che sul labbro di chi nè spera, nè teme dell'altrui potenza.
      Voi non giungete oscuro sul trono.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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