Sire, è forza dirlo: questa carriera è difficile. Voi salite sul trono in un'epoca, della quale non saprei scorgere la più perigliosa pei troni negli annali del mondo.
Al di fuori, l'Europa divisa in due campi. Dappertutto il diritto e la forza, il moto e l'inerzia, la libertà e il dispotismo a contrasto. Dappertutto gli elementi del vecchio mondo, e quei d'un nuovo mondo serrati a battaglia ultima, disperata, tremenda. I popoli e i re han rinnegato i calcoli della prudenza: han gettata la spada nelle bilancie dell'umanità: han cacciata via la guaina. Quarant'anni addietro i re dominavano i popoli col solo terrore delle bajonette, e i popoli non guerreggiavano i re se non coll'armi del pensiero e della parola. Ora siamo a tempi nei quali la parola s'è fatta potenza, il pensiero e l'azione son uno, e le bajonette non valgono, se non son tinte di sangue. Da entrambe le parti è forza e immutabilità di proposito; ma i re combattono per conservare le usurpazioni puntellate dagli anni, i popoli combattono per rivendicare i diritti voluti dalla natura. Per gli uni stanno le arti politiche, le abitudini, la ferocia, e, per ora, gli eserciti. Per gli altri, l'entusiasmo, la coscienza, una costanza a tutta prova, la potenza delle memorie, dieci secoli di tormenti e la santità del martirio. I gabinetti diffidano l'uno dell'altro, i popoli si affidano ciecamente, perchè i primi vincola l'interesse, i secondi affratella la simpatia. Al fondo del quadro una guerra inevitabile, perchè tutti gli altri modi di controversia sono oggimai esauriti: universale, perchè ai popoli e ai re la causa è una sola: decisiva e d'estinzione, perchè guerra non d'uomini ma di principî.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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Europa
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