E' non aveva neppure decretato il richiamo degli esuli che avevano giurato con lui, molti de' quali erano stati trascinati nella congiura del 1821 dal solo suo nome e parecchi gli erano stati ajutanti, compagni, amici. Ripensai, interrogai prima di decidere. Carlo Bianco, col quale io viveva allora in Marsiglia, mi comunicò l'esistenza d'una società segreta capitanata da lui sotto l'alta direzione di Buonarroti chiamata degli Apofasimèni. Era un ordinamento militare complesso di simbolismo, giuramenti e gradi molteplici che uccidevano colla disciplina l'entusiasmo del core, sorgente d'ogni grande impresa; e mancava inoltre d'un principio morale predominante. Ora, io non concepiva una Associazione se non come educatrice a un tempo e insurrezionale. L'armonia fra il pensiero e l'azione signoreggiava in me ogni concetto. E finalmente i moti del Centro erano, nel mio modo di vedere, un colpo mortale alla supposta vitalità dell'Associazione. O gli Apofasimèni, io diceva a Bianco, si frammisero ad essi, e sono a quest'ora esuli, dispersi o noti; o si tennero in disparte, ed è prova che non erano forti. Più dopo, conobbi alcuni dei capi, un Berardi, parmi, di Bagnacavallo tra gli altri: erano inetti o, come quest'ultimo, spie.
L'esistenza o no d'altra società non era del resto cagione di dubbiezze per me: m'era chiaro che dopo una disfatta come quella dell'insurrezione del Centro d'Italia, non esisteva possibilità di successo se non per un lavoro rifatto di pianta con elementi non noti e giovani.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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