Sorta, in sul maturarsi della caduta d'una gigantesca ma tirannica unità, l'unità napoleonica, tra i frammenti d'un mondo, tra giovani speranze e vecchie pretese a contrasto, tra presentimenti tuttavia mal definiti di popolo opposto ai ricordi d'un passato che i Governi si preparavano a dissotterrare, la Carboneria aveva portato l'impronta di tutti quei diversi elementi e si era affacciata in dubbia attitudine nel crepuscolo diffuso in quel periodo di crisi su tutta Europa. La protezione regia incontrata al suo nascere e finchè s'era sperato in essa uno stromento di guerra contro la Francia Imperiale, aveva più sempre contribuito a comunicare all'Istituzione quella incertezza di moti che sviava gli animi dalla vera idea nazionale(7). Vero è ch'essa aveva, tradita, respinto poi quel giogo da sè; ma serbando inconscia taluna fra le antiche abitudini e segnatamente una fatale tendenza a cercar capi nell'alte sfere sociali e a considerare la rigenerazione Italiana come parte più degli ordini superiori che non del popolo, principale operatore delle grandi rivoluzioni. Ed era errore vitale, inevitabile bensì ad ogni consorteria politica alla quale manchi una salda religiosa credenza in un vasto e fecondo principio, bandiera suprema su tutti eventi. Or siffatto principio mancava alla Carboneria. Essa non aveva per arme che una semplice negazione: chiamava gli uomini a rovesciare, non insegnava il come s'inalzerebbe sulle rovine dell'antico il nuovo edifizio. Esaminando il problema, i Capi dell'Ordine avevano trovati tutti gli Italiani concordi sulla questione d'Indipendenza, non su quella dell'Unità Nazionale o sul modo d'intendere la Libertà. Impauriti dalle difficoltà e incapaci di scegliere risolutamente tra i diversi partiti, s'appigliarono a una via di mezzo e scrissero sulla bandiera Indipendenza e Libertà; di definire il come dovesse intendersi e provocarsi la Libertà non curarono: il paese, dicevano - e il paese era per essi nell'alte classi della società - deciderebbe più tardi.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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